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      Hobbes suppone la giustizia nel governo, l'ingiustizia ne' ribelli: chi autorizza l'ipotesi? la debolezza dei ribelli? l'impotenza dell'individuo? Ma Socrate è più forte di Atene, Cristo è più potente di Tiberio. Quando il popolo e il governo sono in guerra, l'uno e l'altro possono egualmente trionfare: Hobbes passa nel campo del governo; noi siamo liberi d'intervertire l'ipotesi; e allora il governo sarà ingiusto, e sacra la ribellione. Una nota d'infamia fu impressa sugli scritti del filosofo di Malmesbury non fu peggiore di Grozio, e v'era nel suo sistema un pensiero liberatore. Combatteva la chiesa, gli abbisognava un'arme per vincerla: fu grande indicando lo scambio dei valori sociali; primo forzava il contratto sociale a discendere dalle aride astrazioni di Grozio, per renderlo veramente irreligioso e terrestre. Il suo torto fu di confidare alla metafisica la fondazione della società: la metafisica respinse colla rozza astrattezza della forza materiale l'anarchia della chiesa cattolica, ma in pari tempo reclamò la schiavitù per ispegnere chi, libero di mente, osasse giudicare la sovranità dell'Inghilterra protestante.
      Rousseau ha messo direttamente alle prese la libertà e la sovranità. Noi lo ripetiamo, se siamo liberi siamo sovrani: se eleggiamo un sovrano, v'ha un uomo o un senato o un popolo che dispone della pace, della guerra, quindi de' nostri beni, della nostra vita; non siamo più liberi, non siamo più uomini. Di là le conseguenze tiranniche de' metafisici, che cadono nella teoria della servitù. Rousseau vuole evitare l'ultima conseguenza della servitù, vuol combattere per la libertà, tenta di fare della sovranità stessa un'arme contro i tiranni.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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