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      Vuote antitesi, che si combinano in mille modi diversi, senza che vi sia un limite al loro complicarsi o un'uscita ai loro problemi. Preso l'utile come termine primo, può congiungersi colla monarchia, colla democrazia, colla probità; colla corruzione; ed a nome dell'utile si giunge al despotismo di un individuo, giungeall'eguaglianza democratica, si sanziona l'equilibrio degli interessi nella monarchia costituzionale, e in pari tempo si fonda la banca di Saint-Simon sospesa tra la democrazia e la teocrazia. Il governo può esser forte colla monarchia e colla repubblica, col tiranno e col filosofo; il tiranno stesso può essere utile, e possiamo scinderlo nell'antitesi della tirannia, utile e malefica secondo che propugna o combatte il progresso. Le astrazioni scorrono sì' vuote nel discorso, che i termini di progresso, d'ordine, di libertà lasciansi intervenire, lasciansi deridere, e vedonsi usurpati da ogni oratore, da ogni ministro, da ogni governo. Preso poi nel suo significato rigoroso, ogni termine incontra la sua antitesi che lo paralizza. Volete esser sincero, intero nel governo? Operate; giunge il momento in cui convien sottrarre un fatto alla pubblicità, in cui dovete celare un secreto al nemico, in cui dovete nascondere i preparativi della guerra, le diffidenze premature; giunge il momento della dissimulazione: e qual'è la linea che separa la dissimulazione dalla simulazione? Vi sfido di trovarla logicamente: e qui la logica s'impadronisce di voi, vi impone il secreto, vi parla della salvezza dello Stato, vi forza a lasciar sussistere l'errore, e se l'errore sussiste, inganna; e chi vuol ingannare governa colla ragione di Stato, governa coll'impostura.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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