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      vi vuol vindici dei delitti di lesa umanità. Misurate pure questi delitti coll'utile; se non avete cuore, la misura stessa dell'utile si troverà falsata nelle vostre mani; per difetto di cuore, non avrete intelligenza.
      In oggi la penalità deve essere misurata dall'interesse e dal sentimento dell'umanità; questa parola d'umanità, che qui scriviamo, dettata dalla scienza ci è imposta prima che concetta dal sentimento pubblico, dal linguaggio di tutti. Si vuol umanità nella legge, umanità nel giudice, umanità nella prigione. Perchè? Perchè ci sentiamo solidari del delinquente, ci sembra di esser complici del suo delitto; il delinquente nacque col diritto al lavoro, all'istruzione: gli abbiamo assicurato il lavoro, l'istruzione? sa scrivere? sa leggere? chi lo ha lasciato sui trivi? chi lo ha lasciato nell'ozio imprevidente della miseria? chi lo ha esposto al delitto? chi gli ha dato l'esempio di piaceri, di delizie insolenti che potevano godersi senza lavoro, senza titolo, senza giustizia? Si, siamo complici d'ogni delitto che si commette: quindi la pena reclamando espiazione, si ferma tremante; parla di prigioni penitenziarie, di case di lavoro; vuole istruire, emendare i giovani detenuti. Tentativi inutili, scempi palliativi a un male profondo, radicato nel riparto attuale della proprietà, ma pure testimonianze irrecusabili della giustizia de' sentimenti i quali reclamano la revisione del patto sociale che distribuì le fortune.
     
     
     
      Capitolo XVIII
     
      LA GUERRA
     
      La guerra è giusta od ingiusta: se è giusta riducesi al caso della legittima difesa; lo Stato che si difende non perde alcuno de' suoi diritti sul campo di battaglia; sconfitto, non deve alcuna obbedienza; gli si deve riparazione; vincitore, può impadronirsi delle armi, dei beni, della persona del nemico, può spingere la vittoria fin dove lo esige la necessità di rendere nullo ogni ulteriore assalto.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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