Gli Dei adorati sono imaginari, ma la religione è solamente un errore di fatto.
Nel momento metafisico l'uomo si accorge che la religione lo inganna, e sentesi oppresso dalla contraddizione. Egli confonde i problemi che può sciogliere con quelli che rimarranno in eterno; convinto della inanità degli Dei cerca di scoprire i primi principj della natura, spera di trovare l'equazione dell'universo. Per questo tentativo la metafisica si sostituisce alla religione; essa non raggiunge mai lo scopo che si propone; ne raggiunge un altro sconosciuto, imprevisto, cioè conquista ad uno ad uno tutti i fenomeni della rivelazione, ne scandaglia la profondità, diviene rivelatrice.
Il momento della scienza giunge quando l'equivoco che confonde le contraddizioni eterne colle contraddizioni positive scompare: allora la rivelazione è intera. Non che la rivelazione sia compiutamente esplorata, non che si possa esaurire il suo insegnamento, non che l'errore diventi impossibile; ma di ogni fatto si conosce in primo luogo l'apparire, in secondo luogo il contraddirsi: quindi nota è la doppia imperfezione della religione e della metafisica; sappiamo perchè la religione s'inganna, perchè la metafisica si smarrisce; sappiamo che l'apparenza deve regnar sola, e che la contraddizione eterna ci relega nell'apparenza senza che si possa uscirne. In questo senso la rivelazione naturale è compiuta.
I tre momenti sono determinati dalla critica: la religione ignora la critica; la metafisica la conosce senza riconoscerne la forza; la scienza l'ammette in tutta la sua estensione.
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