Il sogno oltrepassa la nostra imaginazione; benchè folle, caratterizza i suoi personaggi fantastici con gesti e parole che, svegliati, non sapremmo imaginare ne' personaggi sognati. Le leggi fisiche si trovano dunque sospese nei sogni: ivi la luce splende con tutte le gradazioni del colore, e non havvi luce, nè colore; l'occhio non è più necessario per vedere, nè l'orecchio per intendere. Dicesi che il nostro organismo, scosso da una digestione faticosa o da un'agitazione convulsa, riproduce interiormente gli stessi movimenti che potrebbero essere eccitati dalle cose esterne. Ma non appaghiamoci di parole; le leggi fisiche non sono meno violate nel sonno convulso che separa la visione dalla luce, l'orecchio dal suono, le cose apparenti dalle stesse apparenze. L'anomalia delle apparizioni notturne nella camera ottica del dormiente è sì forte, che presso gli antichi il sogno era un dono degli Dei, come una specie di intuizione sacra che dava all'uomo la vista sull'avvenire.
L'ebbrezza è il secondo passo verso la visione. L'oppio, l'haschisch, evocano mille fantasmi, ed anche qui vedesi ciò che non è, l'uomo sogna benchè desto; la luce, i colori, i suoni si manifestano senza le loro cause. Nessun rapporto tra l'ebbrezza e il liquore che la produce. Nel sogno il doppio ostacolo che il tempo e lo spazio oppongono allo sviluppo dell'azione svanisce; nell'ebbrezza istessamente il tempo e lo spazio si dileguano, e l'ubbriaco trovasi alleviato dal fatto della vita materiale; lieto o mesto, tocca quasi per incanto agli eccessi della gioia e della tristezza.
| |
|