Lo sforzo della volontà, l'inedia, le pratiche folli, l'estenuazione fisica congiunta coll'esaltazione febbrile delle passioni, altri mezzi che si possono vedere ne' trattati di medicina, formano quell'intreccio d'esaltazione, di ebbrezza e di vaneggiamento che apre il varco all'allucinazione. Anche qui non havvi rapporto naturale fra la causa e l'effetto, e l'effetto interverte le leggi della natura.
La visione non è il sogno, nè l'ebbrezza, nè il sonnambulismo, nè la semplice allucinazione: qui havvi un nuovo carattere. Il fenomeno cessa di essere strano, parla colla voce della ragione, compie il nostro pensiero, ed è il traslato magico della nostra intelligenza portata fuori di noi. Così la visione ci dà la prova del nostro pensiero, l'attua, fa camminar di fronte la ragione e l'apparenza desiderata dalla rivelazione soprannaturale. Nell'esaltamento della visione la misura del tempo, l'inerzia della materia svaniscono, l'intelligenza divien rapida, il ragionamento esatto, il trasporto irresistibile; e l'intelletto opera colla leggerezza del sogno, coll'estasi dell'ebbrezza, colla precisione del sonnambulismo.
La visione non si spiega meccanicamente; ma dipende dal ritmo della vita e dal sistema mistico, ed è un momento plastico, nel quale la poesia interiore prende, non si sa come, una forma materiale. Poco importa che sia provocata da mezzi meccanici e bizzarri; poco ci cale che sorga dall'inedia o dal celibato. Un poeta deve essere ebbro per trovare la sua vena, altri deve scrivere digiuno, altri non può comporre se non in mezzo al fracasso.
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