Le regioni non visitate dagli apostoli non sono redente, quelle in cui gli apostoli si stabiliscono seguendo i casi del commercio e della guerra, trovansi rigenerate dall'accidente della loro presenza, ed il miracolo alternativamente rifiutato ed accordato, temuto e ammesso dal cristianesimo, finisce coll'essere il più assurdo tra gli incanti. Non è visto, e bisogna accettarlo; non è verificato, e bisogna riconoscerlo: il battesimo non ci muta, eppure dobbiam crederci rigenerati dalle sue acque; l'eucaristia lascia il pane e il vino quali sono, ma il credente deve ammirare il prodigio invisibile della carne e del sangue, deve vederlo. La chiesa non si cura delle cose del mondo, più non ferma il corso del sole; eppure le nostre azioni dipendono dalle sue operazioni invisibili e dobbiamo attribuirle le nostre vittorie, le nostre sconfitte; ogni evento esprime la volontà divina. Il mondo finisce per divenir magico, benchè Cristo abbia rinunciato alla magia.
Il miracolo genera la favola. Malgrado il rispetto del cristianesimo per i fatti, la generazione sacra si sviluppa coi miracoli visibili o invisibili, dunque il cristianesimo deve coordinare i suoi miracoli, collocarli nella storia, e quanto più la storia è rispettata, tanto più il miracolo infinito di Cristo la falsa in ogni punto. La chiesa condanna l'antichità ad inchinarsi dinanzi i fasti ignorati di un'orda di barbari; la chiesa disprezza il corso dell'incivilimento, e segue, a dispetto della storia, il corso della grazia attraverso alcune tribù di pastori.
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Cristo Cristo
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