Il nostro ordine ci vien dato dalla vocazione naturale, dalla nostra ispirazione congiunta colla scienza. Quelli a cui fu accordata la sola ispirazione, la sola carità, non insegneranno; quelli che hanno solo il sapere senza vocazione, non predicheranno; quelli che sono spinti a vociferare dall'ambizione o dalla vanità, non illumineranno alcun uomo.
Il nostro matrimonio è reso alla natura; dispone della morale e della vita; debb'essere subordinato alla legge dell'umanità. Cristo lo toglieva al contratto della patria, alla legge della conquista; Cristo, eguagliava i due coniugi dinanzi alla chiesa, predestinandoli prima d'ogni cosa ad un'opera cristiana; noi, rivendicando la nostra ragione che ci era stata involata, sottraendo il matrimonio alla benedizione, vediamo nell'antico sacramento il simbolo della nostra famiglia, che eguaglia i due coniugi dinanzi all'umanità, facendo astrazione, non solo dalla patria, ma da ogni religione.
Nessuno ci accusi di eccedere nell'interpretazione e di abusare della metafora; la più grande tra le metafore fu la chiesa. Se non possiamo dare una dimostrazione esatta del senso, delle sue figure, la colpa non è nostra, è nel simbolismo, il quale non parla se non alla vita. Così la rivelazione degli esseri ha condannato per sempre la rivelazione cristiana, che non è più di questo mondo.
Interroghiamo la rivelazione della vita; anche qui la rivelazione cristiana riceve una nuova mentita. L'uomo antico è morto cogli antichi dogmi; i patriarchi, i profeti, gli apostoli, nel mezzo della nostra civiltà, non sarebbero se non barbari.
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Cristo
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