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      La religione è sociale; il sacerdote impara osservando, istruisce perchè è stato istrutto, scopre perchè gli hanno trasmesso altre scoperte. Egli si trova nella condizione del fisico, la rivelazione soprannaturale si stabilisce come la rivelazione naturale. Il metafisico non dipende che da sè stesso, pone da sè il problema da lui creduto solubile, la soluzione non può emanare che dalla sua mente. Chi potrebbe apprendergli se il tempo è finito od infinito, se lo spazio differisce dal corpo o si confonde colla materia, se il non-io esiste realmente, se la nostra ragione c'inganna? Il metafisico non può riconoscere alcuna tradizione, alcuna autorità: pensa, fatta astrazione da tutte le invenzioni, da tutte le scoperte; l'astronomia, la chimica, la fisica non hanno nulla da insegnargli. I suoi libri non hanno data; come metafisici, Platone, Aristotele, Leibniz, sono contemporanei o piuttosto non sono di alcun'epoca, d'alcuna patria, d'alcuna civiltà. Se i sistemi metafisici si seguono, si concatenano, i loro inventori si seguono solo perchè si combattono. Possono ignorare le condizioni storiche che presiedono all'origine de' loro sistemi, anzi devono ignorarle, perchè credono alla sola dimostrazione, si fondano su dati che sono di tutti i tempi, hanno in sè tutti gli elementi della loro scienza. Se riconoscono la tradizione filosofica, se proclamano la loro dottrina quale risultato fatale, la cui prima origine risale a Socrate o a Talete, non sono più metafisici, sono istorici, sospettano il giuoco eterno delle contraddizioni, la metafisica tocca alla sua rovina.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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