Imitate Sparta nel riabilitare la donna; essa è ragionevole, e se avete la sua amicizia sarete del doppio più forte. - Ma la metafisica s'impadronisce di Socrate, lo obbliga a dimostrare la potenza del vero; il rivelatore deve, metafisicando, guadagnare al vero quell'avventuriere, quell'uomo a cui i sofisti insegnavano che ogni errore è patria; Socrate lo applaude di cercare il proprio interesse, gli dice d'assicurarlo sul vero: chi è interessato ad ingannarsi? Gli dice di darsi al lavoro, perchè il lavoro è utile; gli consiglia di esser temperante, perchè la temperanza, regolando i piaceri, favorisce il nostro interesse; gli consiglia di acquistarsi degli amici, perchè ogni amico è un difensore; poi la forza vitale di Socrate sfugge all'insidia dei sofisti; Socrate non sa la verità, la cerca; non istruisce, interroga; non insegna, fa partorire le menti. Vedetelo, è in piazza; il suo occhio splende, il suo gesto s'anima, i curiosi si fermano; egli accosta il devoto che porta la sua offerta al tempio, l'armaiuolo che ripulisce le armi, Alcibiade che s'abbandona ai piaceri; il dialogo comincia dagli interessi più volgari e scompiglia le idee antiche, si scorge che l'antica morale è immorale, che l'antica religione è impostura. L'amicizia di Socrate trasforma i costumi, minaccia l'antica patria colla superiorità dell'ironia, colla dialettica dell'interesse, che svela dappertutto, nei templi e nelle case la felicità fondata sul falso. Ma la metafisica chiede a Socrate se il vero è potente, se la natura non favorisce l'inganno; e Socrate, condannato a rispondere metafisicando, deve dedurre dalla propria mente, dalla propria vita l'equazione dell'universo; deve dichiarare che la sua ragione, è la ragione del mondo, che la natura obbedisce all'aspettativa dell'uomo, se i suoi nemici prevalgono, la provvidenza lo farà salvo nella vita o nella morte.
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