Qui ancora la fede di Socrate irrompe contro la religione del ricco; ma ad ogni passo Socrate s'avvolge nei lacci della metafisica, deve dimostrare l'esistenza di Dio colla prova dell'ordine, poi l'immortalità dell'anima, poi trovasi aviluppato da una religione metafisica che l'obbliga ad essere religioso. Il demone di Socrate prende sembianza di genio sovrumano, il tempio di Delfo è pure il suo tempio, gli Dei della Grecia splendono nel fondo dell'astrazione metafisica; gli Dei della Grecia proteggono ancora nella mente stessa del filosofo l'antica patria; la metafisica legava l'uomo nuovo al cadavere dell'antico cittadino. La rivelazione storica che si manifesta con Socrate scuote l'antica patria, la religione e la famiglia, l'inganno e la forza accusavano il rivelatore; vien condannato a morte per avere vilipesi gli Dei e corrotta la gioventù: ma chi versa il veleno? chi lo porge a Socrate? La metafisica, che gli fa rifiutare lo scampo della fuga, che lo vuole obbediente alla patria, alla religione, alla famiglia, perchè l'equazione della ragione gli aveva fatto cercare nel cielo lo scampo dell'uomo redento, e conveniva rispettare i tiranni della terra. Socrate fu grande, fu giusto: riunì la doppia ispirazione dell'interesse e della giustizia, fu storicamente ironico, storicamente tragico; ma spirava nelle reti della metafisica, trasportando il vero e la giustizia nell'impossibile.
I successori di Socrate cercano tutti qual deve essere la patria del savio, tutti esplorano il regno del vero, e la metafisica li trae tutti incatenati nel sistema della ragione, fuori della storia, nella solitudine delle scuole.
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