Zenone fonda la virtù sull'impossibile, e non la trova nel mondo; Epicuro fonda la voluttà sull'impossibile, e anch'esso fugge l'antico mondo senza trovare un asilo: i nuovi scettici predicavano il bene supremo dell'apatia; dappertutto la metafisica disertava la causa dell'oppresso, o l'opprimeva imitando il fato della conquista colle sue teorie. La religione soccombeva al progresso dei popoli; tutte le patrie dell'antichità erano affrante; la conquista romana ravvicinava, affratellava brutalmente tutte le genti; lo scompiglio del mondo antico, la crescente rivelazione, l'unità di Roma mostravano urgente di cercare una nuova patria all'uomo che sfuggiva al dominio degli antichi Dei e degli antichi signori. Ad ogni passo, ad ogni progresso la filosofia irrigidisce nelle contraddizioni dell'ordine, del bene, della ragione, radicata nel campo dell'impossibile, ognor più affievolita, ognor più lontana dal genio di Socrate, ognor più convinta che non le è concesso abitare la terra.
Nell'ultimo periodo della filosofia greca i filosofi vedono scosso il mondo da una religione imminente; pensano di imitare i profeti, e questa volta affrontano alla fine il problema della loro propria impotenza dinanzi al genere umano. In qual modo il filosofo potrà agire sugli uomini insensibili al vero? che devesi pensare de' miti sì strani e sì ciecamente adorati dai popoli? Ecco le questioni. I neopitagorici danno risposte confuse; Filone è men vago, i neoplatonici, sono precisi, ed esprimono l'ultimo pensiero della metafisica sui destini del genere umano.
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