Quest'intenzione di Campanella è mia congettura, e la credo generosa: scorrendo Campanella si vede dappertutto la metafisica della forza e dell'impostura che calpesta le mille volte la Città del Sole, predicando l'assassinio de' protestanti, le colonie antiche, la deportazione d'interi popoli, gli eserciti di giannizzeri e l'inquisizione regina del mondo5.
La metafisica era impotentissima; la sua stessa impotenza non era sua, era quella del Petrarca, apparteneva al classicismo. Una magniloquenza spensierata che stordiva le menti, impediva ogni giudizio sulle contraddizioni positive della vita, assolveva ogni corruzione, proteggeva ogni inganno felice, ogni evento fortunato. Si sosteneva finchè innocua; quando la riforma di Lutero le dava un senso e poteva vederla plaudente, la reazione cattolica non ebbe che a mostrarsi; la rivoluzione dell'imopstura svanì silenziosamente. Il classicismo italiano si era sempre professato riverente ad ogni culto, li credeva tutti necessari; or bene, il cattolicismo reclamò quel rispetto che gli si professava esteriormente a nome dell'antica mitologia: e fu reso a Cristo e a Cesare quanto apparteneva a Giove ed agli eroi protetti da Giove.
Capitolo V
LA METAFISICA DEL SECOLO DECIMOSETTIMO
Nel decimosettimo secolo le scienze fisiche raddoppiano il moto della rivelazione, il cristianesimo è assalito da ogni parte, la storia, i viaggi, le scoperte fanno sentire l'urgenza di sottrarsi alla sua chiesa e di pensare liberamente. Anche qui la metafisica, alla vigilia della rivoluzione, trasporta la rivoluzione nell'impossibile.
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