Si parla del libero esame; Descartes è il metafisico del libero esame; del dubbio preliminare: Dove cade il dubbio? sulla chiesa? nella tradizione? sull'autorità che vieta di conoscere il vero? Cade sul pensiero, è il dubbio per ogni cosa, è la generalità del dubbio, fatta astrazione dalle cose stesse. Seguiamo Descartes; egli vuole tutto dimostrato, non ammette se non le verità chiare ed evidenti: la chiara e distinta percezione distruggerà l'autorità che vieta il libero esame? Descartes si dichiara neutrale; dichiara che la religione si sottrae al suo dominio: la rivelazione sacra non è chiara, nè distinta; suppone il dono di una grazia soprannaturale, che il filosofo non può dispensare. Parla consigliato dalla paura? Non si può asseverarlo; egli ammette solo le verità assolute, separa seriamente la filosofia dalla storia, dalla morale, dalla politica: la religione deve subire la sorte della storia, della morale, della politica: essa non pretende di essere matematica, e il filosofo la confina tra le cose non matematiche. Qual è la morale di Descartes? Il metafisico è pure un uomo, un Francese; qual'è dunque la sua vita che sottrae al rigore della sua metafisica? Leggesi nella terza parte del suo discorso sul metodo: Descartes dubita di tutto, ma per non rimanere irresoluto nella sua azione si forma una morale provvisoria, che consiste nelle massime seguenti: «1.° seguire le leggi, i costumi, la religione del paese in cui si è nati; 2.° rimaner fermo quanto è possibile nelle opinioni adottate, qualunque sia l'evento; 3.° tentare di vincere sè stesso piuttosto che la fortuna». Le tre massime tradotte in buon volgare consigliano di obbedire alla religione dominante, di vincere noi stessi piuttosto che i nostri oppressori, di lasciare il mondo qual'è, e di essere irrazionalmente ostinati.
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