La secolarizzazione dà al re un diritto sulla religione, la quale non perde alcun diritto sul re; essa concede alla diplomazia l'uso di una lingua profana, il francese, che può servire egualmente a propagare le idee nuove e le antiche. La secolarizzazione corrisponde a dunque alla poesia di Corneille, di Racine, di Fénélon; s'insinua tra l'antico e il nuovo: e quando vince l'antico, non produce ragioni metafisiche, dà ragioni positive, sta nel fatto, oppone legge a legge, e si sottrae tanto all'indeterminato dall'arte quanto e quello della metafisica.
Concludiamo colla conclusione stessa del secolo decimosettimo: un uomo sorge, non è metafisico, è un proscritto del cattolicismo, è un eretico, è Bayle, che scrive il Dizionario, che scrive l'accusa positiva del cristianesimo, dichiarando, immorale, iniqua la caduta, la maledizione, tutta la tradizione giudaica. Bayle rendeva impossibile l'equivoco vitale del classicismo di Luigi XIV: che fa la metafisica? Scrive la teodicea di Leibnitz. S'impadronisce del libero esame di Descartes, e trasporta l'accusa di Bayle nella regioni dell'impossibile; all'iniquità patente dello Genesi oppone tutte le possibilità metafisiche che trasportano il giusto nell'ingiusto: Fa sorgere dall'impossibile il miracolo; dal miracolo la leggenda; dalla leggenda la chiesa, l'autorità; difensore di Cristo, Leibnitz si trova amico di Cesare, e siede nel consiglio aulico dell'imperatore, e dichiarasi nei migliore de' mondi possibili, e propone la conciliazione de' cattolici coi protestanti, quasi volesse combinare tutte le forze della cristianità contro la rivoluzione nascente
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