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      Ora, che cos'è il deismo del secolo decimottavo? Copia dal cristianesimo la creazione, e non crede alla creazione; vuole che Dio sia redentore, e non crede alla caduta; parla del cielo, e sopprime le profezie e i miracoli che lo rendono possibile. Rodomonte nelle minaccie, scipito nella tenerezza, non ha più ragione d'essere, e si fonda sul vuoto. Che dico? Negando la caduta, deride il redentore, dichiara che nasciam tutti innocenti, che la giustizia è nel fondo del nostro cuore: dunque deve attribuire ogni male a Dio; ogni oppressione all'autore del mondo; dunque lungi dal venerare l'essere supremo dovrebbe combatterlo per recare in atto quella giustizia che diniega all'umanità. I deisti dovrebbero esser nemici di Dio: ma non lo sono, ma celebrano Dio, dunque celebrano una tirannia suprema, dunque lasciano una parte della nostra mente, una parte del nostro cuore fuori di noi. Dove? La metafisica dice in Dio, il fatto dice in Cristo, nella teologia. Il deista freme d'orrore dinanzi all'ateo, lo vuol espulso dalla società qual mostro: espelle dunque dalla società tutti i rivelatori della natura, da Talete sino a Spinoza, da Parmenide sino ad Holbach; espelle tutta la filosofia, la quale è rivelatrice nell'atomo, nel germe, nell'essere, nel genere, nell'individuo, nella sensazione, nella sostanza; ma non lo è mai stata in Dio. Il deismo conferma la proscrizione quando vuol dimostrare Dio; allora rinnega i dettati di Locke; il deismo conferma la proscrizione quando vuol dimostrare la immortalità dell'anima; allora dimentica a disegno che ogni prova ha doppio senso, e condanna necessariamente la vita o la morte.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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