Qui ancora guardate solo alla metà de' fenomeni, ignorate la natura, le sue opere, i suoi destini; Platone non sapeva spiegarci la morte del neonato, la credeva eccezione; la morte del neonato è la regola e si vede dappertutto nella natura. E se v'ha il cielo, la terra è un'eccezione, un errore; qui tutto è falso, nulla si compie, nulla può essere compito, convien rinunziare a tutto. No, non si lotta contro la morte senza lottare contro la metà della rivelazione, contro tutta la scienza. Dunque il mostro metafisico proscrive la verità, l'apparire, l'essere, il desiderio, la vita; e perchè? «Per non togliere», si dice, «agli infelici, agli oppressi l'ultima consolazione, l'idea di una provvidenza che veglia sul mondo, di una patria che ci attende». Dunque si consola l'oppresso, si allevia il popolo coll'aspettativa del cielo, gli si lascia la consolazione di un errore, s'imita la scuola d'Alessandria, s'imita la morte di Socrate, e non la vita, s'impone la morte di Cristo. E si soggiunge: «A che le promesse più splendide sull'avvenire dell'umanità se l'uomo finisce colla morte? Che c'importa l'avvenire del genere umano, se vi restiamo stranieri» Che v'importa l'avvenire se l'ignorate, se non ve ne giovate? Vi compiango: non e così che la madre parla al figlio, che il generale parla al soldato, che il cittadino parla alla patria: avventurate la vita in un misero duello per un capriccio, e volete un pagamento quando dovete esser giusti? Imitando il cristianesimo, la metafisica lo soccorre; dopo averlo combattuto, approva le consolazioni che dà agli oppressi; lascia passare il Vangelo, la Bibbia, tutto il sistema positivo, istorico; e così la metafisica del deismo combatte ogni filosofia a profitto del sacerdote, e agisce colla convinzione che non si regna senza l'impostura del culto, senza la favola di Er l'armeno, senza l'estasi della scuola alessandrina, senza i miti di tutte le religioni, senza la fatale alleanza dei sacerdoti e de' conquistatori.
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