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      Fu facile alla teologia impadronirsi delle armi che gli erano lasciate: si dichiarò l'alleata della proprietà, la teoria dell'autorità sociale stordì la scuola di Locke col criticismo, poi col prestigio di antitesi insidiose, non previste, non vinte e mentre si ristabiliva di fatto il trono e l'altare, la teodicea sorgeva di diritto nella università, raccogliendo tutti i mostri che Leibniz ave va scatenato, che Locke deista e cristiano egli stesso, non aveva espulsi dalla natura, e che la metafisica del senso lasciava liberi d'accamparsi nell'idea per intervertire il fatto della natura e il regno della vera ragione. Così i redentori, calpestati dal popolo, si trovavano sopraffatti e senza altro rifugio che quello di un indomito diritto, ridotto a morire nella solitudine, finchè un altro ateismo valesse a riscattare l'uomo alienato di mente nel deismo e nel cristianesimo.
     
      SEZIONE TERZA
     
      LA RIVOLUZIONE
     
     
     
      Capitolo I
     
      I PRINCIPJ DELLA RIVOLUZIONE
     
      I principj della rivoluzione si riducono a due: il regno della scienza e quello dell'eguaglianza: ogni altro principio è termine medio per sospenderne o per agevolarne l'azione. I due principj furono inaugurati alla vigilia della rivoluzione; prima dell'89, li troviamo già immedesimati col destino della Francia, già accettati dalla poesia che precorre al movimento.
      Ciatiamo i fatti. La Francia ha due rappresentanti, sono Voltaire e Rousseau; l'Europa li venera, nè mai vi furono dittatori più potenti e più popolari.
      Qual'è la forza di Voltaire? Si esamini meccanicamente, non può essere intesa.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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