Pagina (641/693)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      » Tutti gli uomini della rivoluzione erano unanimi sul punto di partenza; trattavasi di aprire una nuova era nella storia del genere umano. Alla volta sua l'antico regime era unanime nel respingere la dichiarazione: essa è inutile, dicevasi; essa è pericolosa, metafisica; essa incoraggia la ribellione. –«No,» replicava Castellane; «è utile perchè i diritti sono disconosciuti nel mondo, perchè la storia del governo francese, da Carlomagno in poi, è la storia della violazione dei diritti dell'uomo.» – «La dichiarazione è necessaria,» concludeva Mirabeau, «per la ragione che l'ignoranza e il disprezzo dei diritti naturali sono l'unica causa delle pubbliche sventure e della corruzione dei governi.»
      La dichiarazione fu variamente discussa, poi modificata in altre costituzioni; ma stiamo all'idea sola di dichiarare i diritti dell'uomo: ma imponeva di attuare i due principi supremi nella misura permessa dagli eventi. Tutte le leggi rivoluzionarie ne furono le conseguenze ragionate.
      In primo luogo, la dichiarazione legalizza Voltaire e Rousseau, li riassume, li impone: senza la dottrina de' due capi, a che dichiarare i diritti dell'uomo? Tanto valeva ascoltare Mirabeau il maggiore, che consigliava di sostituirle il decalogo; tanto valeva seguire il vescovo di Chartres, che proponeva di surrogarla con alcuni pensieri religiosi nobilmente espressi.
      La dichiarazione dirige tutti i colpi della rivoluzione contro il feudalismo. Quando si sopprimono le servitù rusticali, il diritto di primogenitura, le distinzioni onorifiche, i titoli di nobiltà, le genealogie, si dichiara che si sacrificano ai diritti dell'uomo violati dalla feudalità.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Castellane Carlomagno Mirabeau Voltaire Rousseau Mirabeau Chartres