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      Più tardi, si abbattono gli ordini monastici per due ragioni, perchè inutili e perchè contrari alla legge naturale: di fatto la natura, il lavoro, la libertà proscrivevano i tre voti di castità, di povertà e di obbedienza.
      La costituzione civile del clero è anch'essa una conseguenza della dichiarazione dei diritti dell'uomo. Lo si dice espressamente: il sacerdote si reputa più dell'uomo; si pretende delegato dall'Altissimo, si vanta superiore al popolo, non riconosce eguali: che subisca la legge dell'eguaglianza, si assicuri la società contro le pretensioni del sacerdozio.
      La sovranità del popolo sorge dalla sovranità umana; essa arma tutti i cittadini, la nazione armata trovasi superiore al governo, che diventa risponsabile: diviene impossibile il potere regio; tosto o tardi la nazione deve giudicarlo, e lo giudica in forza della dichiarazione che scopre l'uomo celato sotto la vetusta e mostruosa finzione del re.
      La dichiarazione sottrae ogni popolo al dominio dei re: quando si tratta della Spagna, si proclama che il patto de' Pirenei non è un patto nazionale, e che le liti dei re non possono più essere quelle de' popoli. Avignone sfugge al pontefice, e si riunisce alla Francia, a nome della dichiarazione dei diritti dell'uomo. «Appena dichiaraste voi,» dicevano i deputati avignonesi, «che tutti gli uomini sono liberi, abbiamo voluto divenirlo noi pure. Forse il tempo non è lontano in cui il popolo francese detterà leggi all'universo, in cui tutte le nazioni vorranno riunirsi ad esso per fare di tutti gli uomini tanti amici, tanti fratelli.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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