La costituente lasciava tutte le ricchezze nelle mani de' ricchi, riduceva l'eguaglianza promessa a una derisione; altronde, la stessa dichiarazione dei diritti dell'uomo dell'89 garantiva la proprietà, quasi volesse assicurare l'ineguaglianza a priori.
Nel governo, l'equivoco della Costituente conciliava la rivoluzione e la monarchia: la costituzione limitavasi a spiegare la monarchia col linguaggio della democrazia; rispettava le persone dell'antico regime, e dava loro nuovi nomi e nuove funzioni. Il popolo diventava sovrano, ma il re era capo dello Stato; il re non era se non il capo della nazione, ma era più che la nazione per l'inviolabilità, pel veto, pel diritto di attraversare ogni progresso, sempre celato dietro la responsabilità de' suoi ministri. Il popolo era onnipotente nei comizi, ma alla condizione di pagare il censo, di partecipare alla ricchezza delle classi privilegiate, alla condizione di non esser popolo.
Il triplice equivoco della Costituente si svelò d'un tratto nell'atto della guerra. Luigi XVI dirigeva la guerra: contro chi? Contro i re; e chi era egli? un re. Era nemico del nemico, o tradiva la nazione? Ecco il problema; la guerra mette in pericolo la vita, e provoca rapido il libero esame, e il libero esame discopre che il clero, la nobiltà, il re son congiurati contro la nazione: Robespierre denunzia la congiura al primo nascere: la denunzia prima che la guerra sia dichiarata. Tutti i suoi amici spingevano alla guerra, operavano, declamavano come se le idee dovessero rovesciar sole ogni ostacolo; liberissimi di mente, erano ciechi sui mille ostacoli che loro opponevano l'ineguaglianza, il dominio, l'interesse, e quindi lo stesso ascetismo dell'antico regime.
| |
Costituente Stato Costituente Robespierre
|