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      Ora la carta accordava una libertà rifiutata da Napoleone, e il fatto non consentito ma risultante dalla carta, era che cessava la dittatura di Robespierre in un con quella di Napoleone. Entrambi rifiutavano al popolo il diritto alla propria ragione, ch'era trasportata in Dio; entrambi dominavano la religione del popolo; entrambi stabilivano il regno di una ragione di Stato, metafisica presso Robespierre, politica presso Napoleone; entrambi erano semidei, e regnavano sugli Dei e sugli uomini; entrambi si facevano giuoco de' pontefici, e pagavano religioni e cui non credevano; entrambi organizzavano il regno dell'impostura. Ora, colla carta la Francia ebbe un capo dell'antica legge, e ciò meglio valeva, non In diritto, lo ripeto, ma in fatto. Il genio che presiedeva alle iniziazioni della Francia accolse la corte come si accoglievano gli iloti al banchetto di Sparta per ubbriacarli e per istudiarli: i re, i vescovi, i conti, i marchesi avevano vinto, ed erano accolti, e patto di lasciarsi sindacare in pubblico.
      Il primo atto del nuovo dittatore fu di considerare la libertà delta carta qual dono che proveniva unicamente da un atto della sua regia volontà: la carta era concessa. L'ilota dovette ricredersi, e la carta veniva dominata dalla rivoluzione; la libertàera superiore al re, e i re rispettavano più la Francia che non i Borboni. In secondo luogo, tutti gli uomini della ristaurazione imitarono in ogni modo la costituzione inglese; condannati ad esser liberi, volevano esserlo come gli Inglesi.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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