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      La legge si spiega solo accordando la libertà della stampa, il diritto di riunione, il diritto d'insurrezione, e si direbbe che è difficile il chiedere di più; la legge accorda il diritto di parlare, di cospirare e di combattere. Pure ogni malleveria è anticipatamente subordinata al principio stesso che protegge: quanto è sacro, quanto è inviolabile, è il principio, non la malleveria. Qual'è il principio della costituzione? Esso è equivoco; aristocratico e democratico; quindi il valore della malleveria diviene equivoco; e la malleveria deve difendere, non la libertà, ma l'equivoco della libertà.
      Il governo è accusato di aver violata la costituzione; egli è certo che soppresse i circoli, incatenò la stampa; egli è ancor pili certo che il 13 giugno 1849 non rispettò il diritto d'insurrezione: pure se rimaniamo sul terreno del diritto indeterminato saremo eternamente vinti, nessuno ignora che la stampa, i circoli, l'insurrezione sono subordinati alle necessità della guerra: nessuno ignora che la rivoluzione è un combattimento: nessuno ignora che l'immensa maggioranza de costituenti decretava lo stato d'assedio, imponeva la costituzione in un collo stato d'assedio. Era dunque sottinteso che le guarentigie rimanevano subordinate allo spirito generale della costituzione, alla difesa della società, quale l'intendevano i vincitori delle giornate di giugno. In una parola, il formalismo del Petrarca dava ragione ai condottieri; quello del 1848 diede ancor ragione al più forte. Chi combatte sul campo della costituzione lascia smarrire in questioni tecniche, amministrative, politiche il dogma della scienza e dcll'eguaglianza; cade nelle insidie della libertà astratta; cade vittima della libertà dei ricchi.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





Petrarca