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      La libertà guarentiva la repubblica elvetica e la teocrazia di Roma, sorrideva ai popoli; e rassicurava i re. Lamartine era repubblicano come gli eroi del Petrarca; come Petrarca, voleva l'Italia emancipata sotto il dominio del papa e dell'imperatore; e lo stesso Lamartine, comentando il proprio manifesto, diceva poi che non creava verun nuovo caso di guerra e che molti ne faceva sparire.
      A malgrado di Lamartine e de' suoi colleghi nel governo, la rivoluzione si propaga. La vecchia Europa cade in dissoluzione. La Sicilia dichiara per sempre decaduto il Borbone; a Napoli la democrazia disdegna la costituzione concessa; a Roma Pio IX è costretto ad accordare uno statuto, e il granduca deve imitarlo. I principi di Parma e di Modena sono espulsi; Venezia proclama la repubblica; la Lombardia si solleva; il re di Sardegna è spinto sul campo di battaglia; la rivoluzione accende Vienna, Berlino, il Wurtemberg, Baden la Baviera, l'Assia-Darmstadt, l'Assia-Cassel, Nassau, la Sassonia, Oldenburgo, Mecklenburgo, Amburgo, Brema, Lubecca. La libertà formale rimansi impassibile; lascia fare la Germania, che vuol esser una, sotto l'impero; lascia fare l'Italia , che vuol essere una, sotto il papato; lascia fare i re, che ingannano i popoli; lascia ordire un'immensa cospirazione di banchieri, di diplomatici e di soldati, che stordiscono i popoli colla diversione della guerra, della nazionalità, dell'unità; perchè in nessun luogo il povero intenda l'imminente protesta del proletario di Francia.


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Filosofia della rivoluzione
di Giuseppe Ferrari
1851 pagine 693

   





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