L'assurda promessa fu riassunta dal voto del 24 maggio, che poneva per principio: il patto fraterno con l'Alemagna, la libertà dell'Italia ed il ristauramento della Polonia». Il decreto dell'assemblea metteva innanzi una contraddizione in termini, una doppia, collisione premeditata tra l'Alemagna e la Polonia, tra l'Alemagna e l'Italia, affinchè tutti gli equivoci fossero apparecchiati al tradimento della libertà formale.
All'epoca della capitolazione di Milano si intende un grido di dolore: Cavaignac promette d'intervenire al suo modo, all'ora sua; promette una soluzione pacifica coll'Inghilterra, con tutte le potenze; e l'Alta Italia sarà libera se l'Austria liberamente il consente. Il papa fugge, sopraffatto dalla democrazia: la libertà vuol proteggerne la sua fuga, vuole ospitarlo in Francia, vuol liberare gli Stati romani dall'anarchia; vuol entrare in Roma, assediarvi tutti i repubblicani d'Italia. Si oppose al ministero l'articolo 8.° della costituzione, che proclama la libertà di tutti i popoli. Or bene, quest'articolo non fu violato; poteva avere solo il valore della costituzione; chi protestò fece salvo l'onore della democrazia francese, ma combatteva sulla terra tradita della libertà formale; la vittoria era impossibile di diritto e di fatto. Lasciamo il fatto, troppo noto, stiamo al diritto. La costituzione ha definita la libertà? ha proscritto il papato? ha condannato il cattolicismo? No; anzi ha assicurato la libertà ai cattolici, e quindi al mondo cattolico. Preso alla lettera, l'articolo 8.° della costituzione rende impossibile ogni azione della Francia all'estero.
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