- Ebbene, sia; diremo falso che il pensiero venga suscitato dall'esperienza, falso che corrisponda alle cose; metteremo in dubbio le verità le più elementari. Secondo la logica, il pensiero è eterno o impossibile; libero a voi d'accordargli l'eternità o di negarlo intieramente. Scegliete. –
Queste sono le ragioni con cui Leibniz dimostrava a Locke che noi pensiamo sempre; e Locke, sorpreso dalle transizioni dell'uomo che s'addormenta, dell'uomo che sogna, dell'uomo che vaneggia senza ricordarsi de' suoi pensieri, finiva per rispondere: Può darsi che l'uomo pensi sempre. Può darsi! dunque voi siete vinto? dunque il fatto che non si pensa se non vivendo è dubbio? dunque l'evidenza non è più che una possibilità. Ora tale possibilità deve cedere alla possibilità opposta, essendo, in forza della logica, non solo possibile, ma necessario che si pensi sempre: se mancasse la continuità il pensiero cadrebbe nel nulla, sarebbe continuamente impossibile. Non basta; la logica vuole che si pensi sempre lo stesso pensiero; Leibniz si fermava a mezza via, non reclamava che la continuità del pensare; io domando l'eternità di ogni pensiero, l'immobilità dell'intelligenza in ogni dato concetto. I miei pensieri non possono variare, se non succedendosi, distruggendosi a vicenda: io non posso pensare ad Apollo, poi a Minerva, poi a Giove, senza sostituire successivamente l'una all'altra le mie idee; nella tessa guisa che nella natura gli esseri cambiano, trasformandosi successivamente in cose diverse.
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