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      D'allora in poi le idee se gli schierano dinanzi chiare, ampie, lucenti coll'avvenenza del bello, coll'attrattiva della scoperta, colla coscienza dell'innovazione ch'egli afferma finalmente con frase scientifica. "Su questo concetto (cito sempre le sue memorie inedite) vie maggiormente mi confermò Bacon di Verulamio, il quale, nel suo libro De augumentu scientiarum, fra le cose desiderate ripone una istoria esatta, civile; poichè saviamente riflette nelle altre istorie, specialmente nella naturale, essersi fatti grandi progressi, ma non nella civile".
      La sua storia è nuova come l'Italia che si scioglie dai papi. Prima Colluccio, Capecelatro, ed altri avevano narrati gli avvenimenti del mezzodì, e, per parlare del solo Costanzo, aveva questi, due secoli prima, scritto una pregevolissima narrazione delle scene napoletane. Le sue pagine avevano richiamati in vita gli uomini, le donne, i capi, le cui passioni avevano or destate ora tranquillate le tempeste del regno; egli aveva evocato da poeta le grandi ombre di Tancredi, il principe filosofo, maledetto dalla Chiesa, di Roberto, di Ladislao, i due re unitarii dell'Italia; delle due Giovanne, la cui amorosa follia era stata simbolo delle due crisi dei signori e dei condottieri; e si scorre anche adesso con diletto quella serie di scene ariostesche, dove il racconto si anima e riflette gli incantevoli colori della terra.
      Ma Giannone si occupa del corso della civiltà, delle usurpazioni della religione, del moto lento, inavvertito delle instituzioni, e dissotterra l'occulta catena delle cause e degli effetti che, predisponendo le vicissitudini politiche, spiegano le peripezie subitanee, dove il lavoro di un secolo si manifesta in un giorno.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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