Non vi tratterrò, signori, delle polemiche colle quali difese il suo libro: diversamente assalito, gli fu agevole lo sfuggire ad ogni critica cattolica. Ora equivocante, ora ironico, e sempre eruditissimo, lasciò gli avversarii scornati; le proposizioni eterodosse, che volevano rinfacciargli, non erano formulate che nella loro immaginazione; ogni accusa, più che vera nello spirito dell'opera, diventava calunnia dinanzi al testo letterale, e raddoppiavansi i dispetti del clero. Neppure prenderò a considerare la Storia civile sotto l'aspetto della narrazione; havvi tal distanza tra la storia propriamente detta e la filosofia della storia che l'una può svolgersi quasi a detrimento dell'altra, ed il gran merito di Erodoto sta forse nel non essere filosofo, nel mentre che quello di Vico trae forse seco la causa dalla sua biografia di Caraffa da nessuno per certo ammirata. Nulla adunque detrae alla scienza di Giannone il sapere che abbia troppo precipitata la composizione del suo quarto volume, e che abbia qui copiato il Nani, là il Panino, altrove il Costanzo, ora sbagliata una data, ora svisato un fatto accaduto in qualche lontana città.
Il nostro secolo aprendo gli archivii alla scienza, estende i confronti, rivela mille fatti sconosciuti, e non havvi località dove il commento di un sasso, di una fontana, di una iscrizione, di un avvenimento dimenticato non possa accordare la falsa superiorità dell'erudizione municipale a chi prende a censurare gli storici passati. Altre critiche si potrebbero aggiungere a quelle oramai tradizionali della scuola cattolica contro lo storico napoletano, e invece di dirlo, con taluni, un plagiario, io gli rimprovererei piuttosto di non aver abbastanza copiate le cronache, lasciando i secoli troppo uniformi, e i luoghi troppo astratti.
| |
Storia Erodoto Vico Caraffa Giannone Nani Panino Costanzo
|