Che Ottone I di Germania giunga chiamato dagli Italiani, lo dice lo stesso Giannone: "Mentre l'Italia (sono le sue parole) sotto la tirannide dell'ultimo Berengario e di Adalberto suo figliuolo, gemeva, gli Italiani ridotti nelle ultime miserie pensarono di ricorrere ai soccorsi di Ottone". Ma perchč ricorrono essi ad un conquistatore? perchč respingono essi il regno nazionale di Berengario II? Perchč mai il re d'Italia trema, si rifugia nella pił munita fortezza, vedesi maledetto dal clero, vilipeso nelle pił ampie cittą, e senza difensori in mezzo alle sue numerose falangi? I popoli soltanto possono dirlo, e possono pure apprenderci se i Normanni sono invocati, implorati, sussidiati per scuotere il giogo dei Greci e dei Saraceni, e per ricongiungersi colla gran sede di Roma; se gli Svevi giungono a causa di un matrimonio, o per mantenere il regno normanno sulla sua base che Roma scuote e che bisogna imporle rispettosamente colla spada imperiale. Giungono forse accidentalmente gli Angioini acclamati dalle moltitudini oramai avverse alla civiltą quasi saracena degli Svevi, e impazienti di allargare il loro diritto? Le loro forze non sono tali da invadere poi l'Italia con Roberto e con Ladislao? Arrivano forse a caso gli Arragonesi invocati dalla regina Giovanna II, che appena resiste loro suscitando altri pretendenti? Da ultimo diremo noi fortuito il dominio della Spagna, che protegge l'Italia contro la riforma, che le assicura l'alleanza imperiale con una dinastia cattolica, che la rinfranca nell'alta Germania a dispetto della Germania stessa, che lascia a Napoli le sue tradizioni, le sue libertą, i suoi parlamenti, e le permette tal progresso da produrre lo stesso Giannone, la cui scienza eguaglia quella dei giureconsulti delle pił libere nazioni?
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