Da ultimo, non basta il seguire con Giannone le usurpazioni progressive della Chiesa e gli errori intessuti nella gran tela della tradizione pontificia; non basta il negare con Salmasio il supplizio di S. Pietro a Roma, o il combattere colla(4) Valla la donazione di Costantino, o il rivelare la falsitā delle prime decretali, e gli innumerevoli malefizii della giurisprudenza ecclesiastica giā sconfitta da tanti scrittori; non basta il mostrare la crescente barbarie che innalza la cattedra di San Pietro e divinizza il papa nel momento dell' ignoranza universale: la filosofia della storia chiede la ragione del potere pontificio, le sue epoche, i principii da cui furono determinate; vuol osservare il moto dal basso colle moltitudini, cogli errori stessi, che non si cura di combattere, presupponendone la falsitā riconosciuta considerandoli come fenomeni necessarii. E qui pure lo storico napoletano rimane al disotto della scienza desiderata. Nč vede come la santa Sede vanti i suoi consoli nei cardinali, i suoi podestā nei pontefici presi fra nazioni estere, i suoi Guelfi, i suoi Ghibellini nei conclavi di Perugia e della mal aria, i suoi signori nei pontefici del nepotismo e nella signoria massima di Leone X con cui si giunge all'apogeo della scienza dell'arte e del risorgimento italiano. Tolto il senso ad ogni epoca sociale, dimenticato che la Chiesa si raffina e si perfeziona intervertendo i raffinamenti e i perfezionamenti dei profani, č perduto lo spettacolo dei due poteri, si divaga in vane antitesi, pių non resta che di svelare le astuzie dei papi, dei cardinali, dei vescovi, dei monaci; ma qual potere, qual governo manca di astuzie e di sotterfugi?
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