Ma nella prossima lezione del 17 gennaio vi parlerō del suo Triregno, e lo vedrete alla fine del campo alla filosofia della storia.
LEZIONE QUARTA.
LE PAGINE SMARRITE DEL REGNO TERRESTRE.
L'inspirazione della scienza aveva tratto Giannone a sottomettere gli innumerevoli fatti della storia al dominio delle leggi, e il suo merito era stato di tirarne le idee della battaglia, della conquista, dell'individualitā politica, delle instituzioni civili e religiose, le quali vagavano e urtavansi nella sua mente come ombre staccate dai corpi. Vedeva egli chiaramente l'urto loro? Avvertiva egli la contraddizione tra l'apparente follia del papato e il suo sorgere a dispetto di tante vicissitudini? Sentiva egli che moto suo era pių forte di Teodorico, di Alboino, di Carlo Magno, di Ottone I, dei Normanni, degli Svevi e degli Angioini? S'accorgeva egli che, disdegnate le individualitā come eternamente impotenti, non si poteva poi esaltarle nč sul trono di Federico II perchč combattevano il pontefice, nč sul trono di Pietro perchč le loro astuzie si facevano giuoco del mondo intero? Se chiaramente avvertiva tanta contraddizione, stabiliva il problema della scienza della storia, e lo stabilirlo parava la via allo scioglierlo. Che se egli solo confusamente se ne accorgeva, come destandosi da un sogno, allora la magica curiositā sotto la quale nascono tutti i grandi pensieri doveva fargli lasciare l'immatura messe della storia italiana, e condurlo in altro campo, dove le contraddizioni trovandosi naturalmente dominate od evitate, le soluzioni erano, se non scoperte, almeno presupposte od indicate.
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