Per noi, che indaghiamo la mente sua colla pretesa di notarne il progresso prima da un sentimento all'altro, poi da un'idea all'altra, dobbiamo interrogare in primo luogo la sua persona, in secondo luogo gli scritti suoi.
In primo luogo dunque, può egli fermarsi? La sua carriera è forse finita? Il pontefice suo nemico ha forse cessalo di inseguirlo? O l'ha forse disarmato? No, certo; se il pontefice l'ha gettato nell'esiglio, egli si è raccolto sotto la protezione dell'impero, e crescendo il secolo dei filosofi, lo scorgete, quasi l'ultimo dei Ghibellini, sotto le ali dell'aquila nera che proteggeva e i giureconsulti di Federico II e quelli di Lodovico il Bavaro, e ogni occulta eresia, ogni filosofia ardita, sul suolo italiano sempre perseguitata dai popoli e dalle repubbliche fin dai tempi di Dante, esso pure imperiale di parte. Voi indovinate pertanto che lo sdegno fatidico della scienza lo spingerà oltre gli spinosi confini della Storia civile.
D'altronde egli è a Vienna, e che cosa è Vienna? non una città, non una capitale, non uno Stato, ma una sede della federazione germanica, dove si ripercuotono gli echi di trecento Stati e le voci di tutte le capitali d'Europa; e se nella federazione germanica ogni diritto vive eterno; se vi coesistono l'abbazia del medioevo, la città libera, il vescovado elettore, il vecchio ducato e il regno moderno; se reciprocamente vi si rispettano il cattolico e il protestante, il repubblicano e l'assolutista; se la Dieta vi concilia tutte le contraddizioni dello spirito umano, riputando inviolabi1e ogni confine, e lasciando ad ogni Stato fino il diritto di stabilire alleanze, conquiste, concittadinanze sotto forme indefinitamente varie; se, in una parola, l'immensa Germania, posta tra le brillanti temerità della Francia e dell'Inghilterra, e la sterminata barbarie della Russia e della Turchia, non può vivere senza meditare sulle tradizioni dell'intera umanità; Vienna depositaria della dignità imperiale, presenta il nuovo fenomeno di una monarchia assoluta dove la federazione, diventata burocrazia, regge silenziosamente la Boemia, l'Ungheria, la Stiria, la Carinzia, il Tirolo, la Fiandra, la Lombardia, Napo1i e la Sicilia, come se vivessero contemporanei Ottocaro, Mattia Corvino, i Visconti e i Normanni.
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