Due altri capi trattano separatamente dei lamenti di Giobbe e dei treni di Geremia, i due pił antichi libri dove apertamente si scandagliano i disegni di Dio quando gli uomini sono oppressi da calamitą che mal rispondono ai meriti loro. Perchč mai Giobbe trovasi abbandonato, impoverito, colpito da una serie di sciagure che si succedono colla rapiditą del fulmine, e ridotto al suo letamajo nel mentre che le sue virtł lo rendevano degno d'ogni prosperitą? Se gli Ebrei avessero creduto alla vita avvenire la risposta de' tre suoi amici sarebbe stata facilissima, chč gli avrebbero mostrato questa vita come un tempo di prova, questa terra come un luogo di momentaneo esiglio, la morte come il momento in cui aperte le porte del cielo avrebbe ricevute le pił ampie ricompense, e invece non gli parlano se non delle imperscrutabili vie della sapienza divina. Finisce poi il libro rendendo a Giobbe la sua ricchezza, la sua felicitą primitiva per una lunga serie di beatissimi anni, e questa soluzione non conferma forse il concetto che senza una fortuna terrestre non intendevano gli ebrei ricompensata la virtł? Tal concetto si rinviene in Geremia quando riflette all'ingiustizia del vedersi avviluppato nella schiavitł e nei disastri del popolo d'Israele, egli che non ne meritava le punizioni. Invano cerchereste ne' suoi treni la risposta che sarebbe stata ovvia colla persuasione della vita futura nella quale Dio avrebbe ristabilita la giustizia dopo di avere esperimentata la virtł del profeta, inviandolo al suo popolo per convertirlo.
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