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      Al certo poi il tabernacolo, l'altare colle corna, le bianche vesti di lino che portavano i sacerdoti, la consacrazione de' capelli, il convito sacro, l'arca coi cherubini, il tempio inviolabile, non che le feste, le primizie, le decime, le lustrazioni, erano trovati egiziani adottati dal popolo eletto. Ora qual è la dottrina egiziana sul fine dell'uomo? I loro monumenti ci dicono, che ad altro non anelano che ad eternizzare la loro memoria; che cercano l'immortalità nel governo delle caste, nelle tombe colossali, ne' loro sterminati edifizj, nella scienza colla quale governano le stelle del cielo e le acque del Nilo. - Danno forse un altro scopo gli Assirj, i Fenicj alla loro instancabile attività? Non sono forse materiali le loro divinità? Le vedete voi una sola volta al di fuori dell'orbita mondana? I loro adoratori non cercano forse il piacere nelle feste, la felicità nelle cerimonie, le conquiste nelle preghiere del culto?
      E di fatto dice Giannone nelle sue memorie, Diodoro Siculo nei cinque suoi primi libri che possono a riguardo dei Gentili riputarsi i loro libri delle origini, osserva che ogni popolo si credeva il primo nato12 il più antico di tutti; e che dinota questa persuasione se non l'istinti, della conquista terrestre primamente inspirato dalla natura ad ogni(13) nazione? Omero che abbiamo gia citato non parla che di regni terrestri, i suoi dei si mescolano agli eroi con miracoli che sono sconfitte di eserciti, città depredate, pestilenze, stragi, morti o vittorie, conquiste trionfi; parla dell'inferno, ma il vero suo concetto si rivela quando dice che gli uomini cadono come le foglie degli alberi, i quali altre poi ne producono nella prossima primavera.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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