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      Ora che cosa č il corpo di per sč senza l'anima? Che la materia? Che il pensiero? Come ha egli il vedere, l'udire o che cosa opera? A che attende o che bene ha egli senza queste cose? Qual stanza ha poi? O quanta č la moltitudine delle anime in tanti secoli come le ombre? Tutte queste sono sciocchezze fanciullesche e finzioni della nostra vitalitą troppo ingorda e bramosa di non mancar mai". Io non so quali citazioni preferisse lo storico napoletano: quelle di Cicerone, di Cesare e dei Capuani si trovano in altri suoi scritti; ad ogni tratto egli cita Plinio il naturalista come suo maestro; nella prima osservazione dell'Ape addita Pittagora e gli stoici che confondono Dio col mondo terrestre; pertanto era l'uomo antico terrestre, il suo fine nei libri di Mosč come in quelli di Diodoro, di Plinio, di Tacito era pure terrestre e tale lo troviamo nelle tradizioni popolari come nelle scuole filosofiche.
      Che cosa č dunque la dottrina dell'anima spirituale ed immortale? Una cosa moderna. risponde Giannone nell'Ape, un'invenzione pontificia sconosciuta a Tertulliano e a Lattanzio che dicevano l'anima materiale, una semplice opinione per lo stesso S. Agostino, e solo fatta dogma in Roma sotto di Leone X per mettere un termine alle discussioni tra Pomponaccio e i suoi avversarj. S'intende quindi come nella seconda parte del Regno Terrestre lo storico napoletano confuti la Chiesa nel cartesianismo da essa invocato, e voltato contro la crescente empietą del secolo. Egli si rifiuta di entrare nel regno degli esseri inestesi per spiegare l'origine del mondo.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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