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      Al certo, lo storico napoletano avrà fatto dipendere gli ultimi delirj della Giudea dalle sue sètte, le ultime tragedie della Galilea dalla inutile esaltazione della fede abbandonata da tutti, la caduta della Grecia, colla quale soccombe l'Oriente allora noto, dal falso lusso della filosofia e della poesia, la caduta della stessa repubblica romana dalla prevalente religione delle ombre, che lascia soli in senato gli ultimi rappresentanti della sapienza antica. Al certo, egli avrà mostrato gli ultimi stoici ridotti alla disperazione del suicidio dai popoli che, pervertiti, sfuggivano per sempre al loro dominio; che se queste spiegazioni mancassero negli ultimi capi del Regno terrestre, si rinvengono negli ulteriori scritti, e da tutte le correnti siamo trascinati all'ultima conclusione, che tolta la terra alle speranze dei mortali, conveniva che una nuova religione le appagasse predicando un regno egualmente accessibile ai vivi ed ai morti. Qual poteva essere questo regno, se non quello stesso degli dei? Ecco aperte le porte del cielo, che Mosè e gli Egizj riservavano alle divinità superiori.
      Le prime pagine del secondo libro del Triregno, intitolato il Regno celeste, rispondono appunto all'urgenza di una nuova fede per riordinare le dissestate speranze, ed ora noi procediamo con sicurezza seguendo il testo conservato dallo storico napoletano. S.Giovanni annunzia per il primo il nuovo regno, e che dichiara egli? che la fine del mondo si approssima; e tosto Gesù Cristo si dice il figlio unico di Dio, il nuovo Adamo che deve salvare il genere umano perduto dall'Adamo antico, Penitentiam agite, dice S.Matteo, imperocchè si avvicina il regno dei cieli.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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