Anche quando citano entrambi Diodoro Siculo, l'uno per approvarlo l'altro per maledirlo, vedete nell'opposizione dei sistemi la conformità degli studj.
Ma l'analogia diventa moto scientifico di un medesimo genere d'invenzione quando i due concittadini leggono il passato nelle epoche posteriori, e risalgono verso la più remota antichità coi dati di una civiltà che ne svisa le memorie. Voi conoscete la favola della rete di Vulcano che sorprende l'adultera consorte e la svergogna con Marte innanzi agli dêi dell'Olimpo; il Vico vi scorge le traccie di una più severa istoria, in cui gli dèi e gli uomini dei senati primitivi svergognano i falsi connubj degli eslegi e dei plebei che volevano imitare il matrimonio della famiglia eroica. Voi conoscete la favola di Giunone appiccata da Giove che le mette due incudini ai piedi; il Vico vi scorge pure la reminiscenza alterata di una solennità anteriore, in cui la dea delle nozze patrizie non è punto punita, ma tolta alla libidine plebea e fissata alla terra colla stabilite dalle incudini. Quasi tutta la Scienza nuova è un continuo lavoro per ristabilire colle storie di poeti lascivi e corrotti altre storie di tempi anteriori e barbari, in cui nessuno sospettava il libertinaggio dell'arte incivilita. Collo stesso metodo risale Giannone nella serie dei secoli, e vede sotto al cielo poetico del medio evo il cielo inferiore dell'Apocalisse e del Cristianesimo primitivo; come pure discerne nell'imperiosa risurrezione dell'Apocalisse le anteriori larve dei Farisei e di Ezechiele; come pure, trasportandosi ai tempi più lontani, mostra nelle sue Memorie come la frase omerica in cui le generazioni degli uomini si succedono sempre nuove, simili alle foglie degli alberi, smente l'altra descrizione omerica più recente, in cui si raccolgono le ombre dei trapassati nell'inferno visitato da Ulisse.
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