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      Ma questa critica che giustamente potete fare a Giannone si estende egualmente all'autore della Scienza nuova la cui grettissima ontologia si ferma nei punti metafisici senza discutere Leibnitz, senza citare Giordano Bruno, senza parlare dell'anima; la cui psicologia non è meno molle e latitudinaria di quella di Giannone, e la cui analisi è sì poco rigorosa che vi lascia libera la scelta fra tre ipotesi diverse sul destarsi in noi delle idee. Difatto vi compone egli l'uomo con due teorie distinte; nell'una delle quali, le idee sono innate come le dice Platone, nell'altra vengono dai sensi come lo dice l'opposta scuola. La sua storia ideale vi dà quindi due storie, l'una platonica, l'altra materiale; l'una irrumpente dall'intelletto, l'altra penosamente acquistata coll'esperienza; l'una che Mallebranche avrebbe accettata vedendo tutto in Dio, l'altra che Bacone avrebbe accolto verificando tutto col senso. Qual relazione tra l'una e l'altra? Ora Vico dice che la sapienza volgare è imagine della sapienza filosofica, ora che la poesia è il preludio della scienza platonica, ora che l'imagine desta l'idea e serve di occasione per afferrarla nella sua astratta verità e in ogni modo siamo nelle latitudini di un sistema embrionaria: e si resta come nel Triregno, come nell'Ape Ingegnosa colla più profonda indecisione benchè in modo diverso.
      In mezzo a tante coincidenze, non mancano certo le differenze tra i due filosofi, ma sono ancora le differenze della nuova scienza che si biparte secondo le due opposte tendenze della filosofia, perchè l'uno è razionale, l'altro esperimentale; l'uno crede a Dio, l'altro alla natura; l'uno accetta l'ordine eterno, l'altro proclama un eterno disordine; l'uno s'inchina dinanzi al pontefice, l'altro s'inchina dinanzi all'imperatore; l'uno crede che l'empietà corrompa il mondo, l'altro che lo salvi; e se volessi continuare il confronto, dovrei esporvi tutta la Scienza nuova e l'intiero Triregno, che si toccano per respingersi in tutti i punti.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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