Ed io vi accorderò senza discussione che Vico sovrasta al suo concittadino coll'altezza dell'uomo di genio sull'uomo d'ingegno: ma su di che si fonda la sua superiorità? ponderate l'interrogazione, e ricordatevi una volta per tutte, che qui si tratta di idee e non di merito, di leggi e non di elogi, di fenomeni intellettuali e non di panegirici morali. Su di che, io domando, si fonda il genio di Vico? sull'essere egli giunto al concetto di una storia ideale, eterna, comune a tutte le nazioni, le quali nascono e muojono nel tempo. Perciò la sua scienza è universale, assoluta, come le leggi del pensiero; perciò egli trasporta e la filosofia, e la giurisprudenza, e la cronologia, e la geografia, e tutti i rami del sapere sulla base di un storia superiore all'esistenza stessa degli uomini e delle nazioni; perciò, data la mente umana, la sua storia rimane vera tanto nel caso in cui la terra fosse destinata a girare intorno al sole sempre vuota d'abitanti, quanto nel caso opposto, in cui mille volte più ampia, più antica e più durevole dovesse contenere infiniti popoli simili ai Greci ed ai Romani. Insomma, il suo merito è di creare un complesso di leggi generali, di essere profondamente sistematico, cioè di sfidare tutti i problemi, tutte le objezioní, tutti i misteri, tutte le oscurità del passato, del presente e dell'avvenire, ed è questa la condizione rovinosa ma necessaria del genio; a questo patto può vivere immortale e lasciare ai minuti letterati, alle diligenti mediocrità, ai correttori di stampe di ogni specie la cura di rivelare i suoi errori, ai quali rimane in certa guisa straniero nella sfera delle idee.
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