Come mai la lillipuziana istoria ideale di Vico sì angustiata tra Roma e Atene avrebbe potuto abbracciare nazioni con periodi non sospettati di oltre quattromila anni! Come mai non deplorare il vaneggiare su Venere e Giunone cui la froza(20) del genio necessariamente sistematico condannava l'autore della Scienza nuova? Giannone che non lo eguaglia per l'altezza della speculazione, e che non sostiene il confronto nell'argutezza della psicologia istorica, trovasi per così dire in casa sua nel mondo moderno s'associa naturalmente a tutti i viaggiatori, a tutti gli esploratori, a tutti i navigatori: non una notizia pervenutaci dall'Oceania o dall'America, non un coltello disotterrato dalle embrioniche rovine dell'età di pietra che non lo estenda e non gli serva di commento, che non confermi le su tre ere dei morti, de resuscitati e dei divinizzati, e per giunta nel mentre che Vico vinto dalla devozione e dal servilismo dimentica il mondo moderno e la scintilla del diritto che la crea, non un giurista non un legislatore, non un tribuno sorge da cento anni contro l'autorità della Chiesa senza essere anche inconsapevolmente suo discepolo. Tale è la condizione della natura umana, il genio metafisico confina colla demenza e un senso di avvilimento si ritrae dall'analisi ultima delle sue creazioni; ma il più modesto degli osservatori trova nella natura che gli è madre un insegnamento sempre, superiore alle sue stesse aspettative.
LEZIONE OTTAVAL' ARRESTO DI GIANNONE.
Nel 1733 Giannone poteva credersi il più grande italiano del suo tempo, e pareva che la fortuna gli sorridesse, poichè nel medesimo istante in cui finiva il Triregno, l'Italia sciolta dal giogo dell'Austria diventava indipendente.
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