Napoli risorgeva coi Borboni, nuova dinastia che rianimava ogni speranza, la Lombardia accoglieva il re di Sardegna in lotta contro la santa sede e felicissimo nella sua ambizione, tutti gli altri Stati erano liberi come ai tempi del risorgimento, e di rimbalzo la mutazione italiana sgominava nella capitale dell'Austria quel dicastero d'Italia sì ostile a Giannone, quel dicastero viennese sì freddamente protettore, e tutti quegli altri signori che lo avevano disanimato dal porgere loro i suoi consigli sui diritti dei principi contro la Chiesa. Poteva egli soffermarsi più a lungo sul Danubio? Quasi volesse renderlo felice per forza, la fortuna gli toglieva la sua pensione di mille fiorini sulla secreteria delle Due Sicilie, per cui senza mezzi, in una capitale immiserita, dove i grandi congedavano la servitù e vendevano le carrozze, egli doveva assecondare per necessita il suo desiderio di rivedere la patria, e il voto degli amici che lo richiamavano a Napoli.
Appena giunto a Venezia tutti gli sorridono, sulla piazza di s. Marco tutti lo salutano per nome, egli può oramai credersi in casa sua, fra i migliori suoi amici. Non è egli forse il continuatore di Fra Paolo Sarpi?
Saputosi in Venezia il mio arrivo, dice egli nelle memorie inedite, essendomi una mattina portato in piazza di S. Marco mi vidi, fuor di ogni mia aspettazione circondato da un gran numero di gentiluomini tutti salutandomi per nome e l'uno additandomi all'altro tutti concorrevano per vedermi e farmi esibizioni così affettuose, e gentili che io pieno di confusione appena bastava a rendere grazie ed a rispondere alle tante domande che mi facevano spezialmente della mia partenza da Vienna e dove pensava incamminarmi
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