. Ma le prospettive dell'Italia indipendente non potevano più insidiosamente combinarsi per tessergli un più amaro inganno. Qual era questa nuova indipendenza? A Napoli quella di Carlo III re spagnuolo principe più devoto alla santa sede che mai non lo fossero stati i vicere dell'Austria e della Spagna; ignoravasi qual senso dovesse avere il dominio piemontese in Lombardia; in odio al Piemonte la reazione si manifestava in ogni stato e dapertutto il papato svolgeva più libera la sua influenza sciogliendosi dalle catene ghibelline della Germania. Quando Giannone si recò all'ambasciata di Napoli per chiedere il suo passaporto, il ritorno in patria gli venne rifiutato per compiacere al pontefice, invano egli si rivolse all'ambasciata spagnuola e da esule volontario e protetto come lo era in Vienna trovossi mutato in esule ufficialmente espulso da Napoli.
Presto l'accoglienza stessa che riceveva in Venezia, le offerte, le gentilezze dei nobili, il rumore del suo arrivo, la celebrità crescente del suo nome destano l'attività della Compagnia di Gesù che teme in lui rediviva l'influenza di fra Paolo Sarpi. Invisibili avversarj si frammettono ad ogni crocchio d'ammiratori, e fanno piovere su di lui una minutissima tempesta d'interrogazioni sui suoi disegni, sui suoi viaggi, sulle sue opere, sui più intimi suoi pensieri. "Sempre che io capitava sulla a piazza di S. Marco (sono le sue parole), trovava ivi persone che notavano tutti i miei detti ed andamenti, onde che fossi nel parlar cauto e ritenuto anzi meglio avrei fatto se me ne fossi astenuto, poichè ad ogni mia parola si davano maligne interpretazioni, e sovente ero calunniato per cose da me meno pensate che dette".
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