Ma io vi lascio alle Memorie dello storico, che presto, io spero, saranno stampate(24), e limitandomi ad osservarlo sotto l'aspetto dell'idea che rappresenta in mezzo all'Italia del suo tempo, vi dirò che subito il pontefice ringraziò con suo breve il re e ne celebrò l'atto con ampia lode, dicendo: "simili ingegni turbolenti celermente dover essere sconcertati e allontanati dal consorzio degli uomini". Il re alla sua volta attestò di propria mano al conte Picon "l'agrèment très distinguè avec lequel il avait reçu la nouvelle de l'emprisonnement de Giannone etc." Il felicissimo marchese d'Ormea scrisse lettere sopra lettere allo stesso conte per intimargli di procurarsi i manoscritti lasciati a Ginevra dal prigioniero, di penetrare le sue intenzioni, le sue opinioni, se avesse voluto apostatare, se, in una parola, si potesse trovare mezzo per autorizzare ogni più violenta misura, ad edificazione del papa. Gli ordini dovevano essere sempre eseguiti "d'une maniere gracieuse" e promettendo al prigioniero la sperata libertà; e raggiungevasi difatto lo scopo con nuovo inganno usato de(25) Guastaldi, che s'impadroniva di ogni cosa lasciata a Ginevra. Giovannino fu trattenuto per un anno e mezzo nella fortezza di Miolans, poi una notte subitamente liberato, ed anzi cacciato dalla prigione senza che potesse congedarsi dal padre, e messo solo sulla via d'Italia perchè non prendesse quella della Svizzera, dove avrebbe potuto scoprire gli inganni usati dalla polizia piemontese per impadronirsi dei libri e dei manoscritti lasciati a Ginevra.
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