Alla prima domanda ha gią risposto: la filosofia erra di scuola in scuola, al seguito di pochi solitarj, che ora si celano dalla moltitudine, ora le parlano colla maschera al viso: di nessuna patria, la loro dottrina č un secreto che l'uomo puņ conoscere, ma che l'umanitą ignorerą eternamente. Sia che Omero e Mosč signoreggino sull'imaginazione dei popoli, sia che il regno atteso si manifesti colla risurrezione, sia che la vita futura si ottenga all'istante della morte; nulla di comune tra la fede e la scienza, cui il volgo puņ impunemente infliggere ogni martirio.
Alla seconda interrogazione, come potrą ricominciare la carriera della civiltą? s'intravede la risposta data dal senso generale del Triregno. La vera filosofia ha illuminato i primi capi dell'antichitą, che hanno diretti gli sforzi dei popoli verso un fine ragionevole, e che hanno regnato sui taumaturghi, sugli allucinati, sui profeti, sugli indovini, sui visionarj di tutte le religioni; e se il lavoro dei poeti e dei sofisti prevale sui dettami della ragione; se al cielo di Mosč succede quello pił falso dell'Apocalisse, e a questo il cielo ancor pił fantastico degli spiriti; se coll'allontanarsi dalle prime suggestioni della natura, la civiltą si altera, si corrompe e ci fa vivere in un mondo d'illusioni, la natura perņ rivendica i suoi diritti contro le opinioni del giorno, e il suo giudizio supera alla fine tutti i pregiudizj dei secoli. E che accade in Europa dopo il pontificato di Bonifazio VIII? Il regno papale č scosso e scisso, perde le crociate, l'alto dominio sui regni, l'onnipotenza delle mediazioni, l'arma delle scomuniche; i suoi dogmi sono discussi, distrutti, derisi; i suoi capi sono ridotti a esercitare un potere apparente, il quale non č se non la simulazione dell'antico potere.
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