Che sussista un sacerdozio per consacrare le leggi, che sopravivano tutti i genj dell'aria usciti delle tombe cristiane e dalle apoteosi popolari, che continuino gli angeli, gli arcangeli, i santi ed i beati a sostenere la parte di Giove, di Mercurio, di Venere e di Giunone, evidentemente lo storico vi si rassegna, poichč la religione, dice egli, č di diritto naturale; ma dato altresģ il progresso della filosofia che rinnova l'antica sapienza, egli spera che i re, gli imperatori, i principi, imitando Mose, Numa, Licurgo, prevaleranno di nuovo, facendo cessare la superstizione che ha dato una spada all'errore e che gli ha costituito un trono separato. Disperando della sapienza volgare dei popoli, sempre spinti all'errore ed al vizio, a chi puņ egli rivolgersi, se non alla sapienza arcana dei capi?
Ma per qual via questa sapienza vittoriosa nel nord dell'Europa colla Riforma, potrą penetrare in Italia e mettere un termine al regno papale? Se non risponde a questa terza interrogazione, la conclusionale č fallita o differita, e bisogna che cerchi i re, i principi, i Numa, i Licurgo che sforzeranno la Pizia di Roma a ripetere le loro sentenze, invece di riceverne da lei. Quale sarą pertanto il suo re, il suo genio tutelare? non lo ha trovato nč a Napoli nč a Vienna, non sulla piazza di Venezia, non nelle aule dei grandi a lui noti; ridotto alla necessitą di parlare dalla carcere ai suoi carcerieri, egli si prosterna dinanzi alla casa di Savoja perchč continui l'incominciata lotta contro il sacerdozio, e l'Italia trionfi alla fine di Roma.
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