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      Voleva egli scrivere anche un libro sulla morale secondo il mondo e secondo la Chiesa, e lo prometteva provocando e assecondando gli incoraggiamenti dell'automatico confessore; ma non havvi traccia di questo suo lavoro, che sarebbe stato l'ultimo scherzo dell'agonizzante, il quale già avea fino dal 1739 preparato un altro scherzo di due iscrizioni sepolcrali per ricordare al viandante, esser egli sempre nell'aspettativa della risurrezione dei morti.
     
     
      LEZIONE DECIMAL' AGONIA DI GIANNONE.
     
      Mi resta, o signori, a dirvi poche parole sulla prigionia dello storico napoletano seguendo i molteplici reclami conservati negli archivj del regno, i quali non lasciano sussistere il menomo dubbio sulla profonda sua miseria. Ben indovinate la sua afflizione durante il primo anno della sua cattività e come gli piombasse sul cuore sì inopinata sciagura. Secondo i rapporti piangeva notte e giorno col figlio. Nel secondo anno, passato a Miolans, perde anche la consolazione del figlio; i suoi abiti sono a stracci, e trema del freddo: nel terzo anno viene trasferito a Torino nelle prigioni di Po sì spaventevoli, che sta per perdervi la vita. Mandato a Ceva, vi cade ammalato gravemente quasi ad ogni inverno. Il nono anno di sua cattività lo troviamo di nuovo a Torino, nella fortezza, in una cella misera, oscura, angusta; vi si giunge attraversando la camera degli schiavi incatenati per coppie, e di un fetore insopportabile. Gli vien rifiutato il fuoco per scaldarsi; appena gli si concede per grazia un po' di carbone in un vaso di terra, ed anche questo gli vien poi contrastato.


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La mente di Pietro Giannone
Lezioni
di Giuseppe Ferrari
Tipografia del Libero Pensiero
1868 pagine 187

   





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