La scuola classica studia il delitto nella sua obbiettività astratta e quindi non si occupa del delinquente, se non come di un termine algebrico per l'applicazione della pena, proporzionata al delitto e non al delinquente; o se di questo si, occupa per certe condizioni di evidente anomalia, lo ha fatto e lo fa, per il metodo aprioristico e per il minore progresso delle scienze naturali e psichiatriche nei tempi andati, in modo così incompleto e con principii così pericolosi, da convertire le ragioni di una maggiore difesa sociale (come nel caso di pazzia, di ubriachezza, di minore età ecc.) in ragioni di impunità dei malfattori.
La scuola positiva considera al contrario il reato come un fenomeno naturale, che deve essere determinato da molteplici cause naturali e quindi invece del reato studia il reo, a questo soprattutto adattando i provvedimenti difensivi, e tenendo il reato commesso come solo indice della potenza malefica di chi lo compie.
Ed è tanto vero, che questa innovazione è il portato delle condizioni sociali ed intellettuali dell'epoca nostra, che essa trova riscontro in tutto il movimento scientifico ed artistico contemporaneo.
Nell'arte, al tipo accademico astratto si sostituisce il tipo vivo della realtà; vi ha potuto essere della esagerazione, riducendo la pittura alla fotografia e riproducendo troppo più spesso le cose laide e deformi, ma l'abuso di un principio non è mai la dimostrazione della sua falsità.
Lo stesso movimento si ebbe nella medicina, per opera anche del Tommasi che fu uno dei rinnovatori della medicina moderna, degli iniziatori della nuova scuola positiva medica; nel senso, che mentre al principio del nostro secolo si studiava la malattia in astratto, la nuova scuola vuole che si studi l'ammalato nelle sue condizioni individuali e che quindi si cambi il rimedio e le proporzioni di esso secondo i diversi individui, anche data l'identità del morbo.
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Tommasi
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