È appunto lo studio delle cause naturali del delitto, che costituisce l'argomento primo e più vitale, secondo la scuola positiva.
Un uomo uccide un altro uomo. Ecco il fatto esterno; ultima fase di un processo causale, di cui bisogna determinare i momenti. Perchè quell'uomo abbia potuto commettere un'azione, che ripugna alla grande maggioranza dei suoi simili, egli deve anzitutto trovarsi in condizioni personali diverse dalle comuni e deve aver trovato nell'ambiente gli stimoli e le condizioni, per cui, oltre all'avere l'idea del delitto, esso ne abbia compiuta l'esecuzione.
Vale a dire, che le varie e molteplici cause naturali del delitto si dividono nelle due grandi classi dei fattori individuali o antropologici e dei fattori esterni, i quali ultimi, a loro volta, si suddistinguono nei fattori fisici o dell'ambiente fisico e nei fattori sociali.
Cominciamo dai primi. Tra il fisico ed il morale dell'uomo, se anche non si voglia dall'opinione comune pregiudicata dalla filosofia tradizionale, ammettere il nesso intimo di causalità, che le scienze moderne evidentemente stabiliscono, si dove pur sempre riconoscere un legame fortissimo e continuo: perciò lo studio dei fattori individuali o antropologici riguarda, per un lato, la costituzione organica del delinquente e per l'altro la sua costituzione psichica o morale, da quella dipendente.
Orbene l'antropologia criminale, con una serie sempre crescente di osservazioni non soltanto sul cranio, ma sul cervello, sugli organi dei sensi, sui visceri, sulla sensibilità e su ogni altra manifestazione biologica dei delinquenti, ha osservato o confermato che in questi si riscontrano frequentissime anormalità, per le quali i delinquenti, massime nel loro tipo più comune e pericoloso, riproducono nella nostra civiltà i caratteri dell'uomo selvaggio e primitivo.
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