Queste sono adunque le varietà antropologiche del mondo criminale; i delinquenti pazzi — nati, incorreggibili — per abitudine acquisita — d'occasione — per impeto di passione; per ciascuna delle quali la scuola positiva propugna diversi ed appropriati mezzi di prevenzione e di repressione. Giacchè è facile vedere, dopo le cose anzi detto, che alla diversità delle cause determinanti al delitto nelle varie categorie di delinquenti, dove necessariamente rispondere non soltanto la diversità dei mezzi profilattici, ma si ancora dei mezzi repressivi, quando quelli non giungono ad impedire questo o quel reato. E ciò perché nelle diverse categorie di malfattori diversa è quella, che il Garofalo fin dagl'inizii della nuova scuola chiamò “temibilità, del delinquente”, ponendo sin da allora come pietra angolare del nuovo edificio scientifico, un criterio positivo di penalità, sul quale dovrò fra poco ritornare.
Ora però, delineate le cause naturali del delitto, sorge subito naturale la domanda, che già il senso comune, colla facilità dei suoi responsi recisi, oppose ed oppone alla scuola positiva, quale massimo scoglio: come, cioè, se il delitto è l'effetto necessario ed inevitabile di cause naturali anzichè, della libera volontà di chi lo compie, si possa ancora logicamente parlare di responsabilità e di punibilità del delinquente.
Il concetto di responsabilità, secondo l'opinione comune, il diritto criminale classico, che la segue docilmente e le legislazioni positive che la formulano, s'incardina tutto sull'idea del libero arbitrio o della libera volontà individuale, dominante e non dominata.
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Garofalo
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