Questo concetto invece non può essere accettato dalla scuola positiva, la quale, a nome e per ingiunzione scientifica della fisio—psicologia sperimentale, non può ammettere nell'uomo una simile potenza di libera volontà, superiore alla naturale e necessaria determinazione delle cause, fisiche, fisiologiche e psichiche, che ad ogni istante premono sull'individuo, che delibera ed agisce.
Ora, volendo anche in una prima o più remissiva ipotesi, concedere che questa negazione del libero arbitrio non sia apoditticamente dimostrata dall'odierna fisio—psicologia; ciò non imporrebbe meno, alla scienza criminale, il dovere logico di togliere al concetto di responsabilità, che riguarda la funzione quotidiana di difesa sociale, una base cosa fortemente e da tante parti e cosa seriamente contestata, qual'è questa del supposto libero arbitrio umano, per sostituirle un fondamento ben più positivo o molto meno soggetto alla discussione o al dubbio. Sarebbe come se l'igienista, e per lui il legislatore in fatto di difesa da malattie epidermiche, pretendesse fondare tutto un sistema di provvedimenti preventivi o coattivi sopra un'ipotesi, rinnegata dalla scienza moderna o quotidianamente contestata.
Senz'aggiungere poi, che io, per parte mia, come del resto tutti i seguaci della scuola criminale positiva, non solo contestiamo, ma recisamente neghiamo l'ammissibilità di un libero arbitrio o di una libertà morale, assoluta o limitata. E questo, coll'autorità che ci viene dalle induzioni più sicure della fisio—psicologia, dell'antropologia criminale o dalle riconferme della statistica criminale, rivelante, coll'ingrandimento microscopico dei grandi numeri, il ripetersi costante e regolare dei delitti, come di altri fatti creduti in sola dipendenza dal libero arbitrio, i ramatrimonii, lo nascite, i suicidii, e lo loro perturbazioni determinate dr. cause straordinarie, cessate le quali riprendono essi il loro andamento ritmico e per gran porle prevedibile.
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